Oggi Aspeera pubblica l’articolo scritto da Filippo Galli, studente della Scuola di Counseling naturopatico Integrativo. Filippo Galli condivide le sue riflessioni nate da anni di studio e ricerca sul tema dei disturbi depressivi.
La prima volta che ho incontrato uno psicologo è stato oltre 20 anni fa.
Avevo 15 anni e i primi sintomi di disturbi depressivi cominciavano a farsi sentire in modo dirompente, trasformando la mia adolescenza in un incubo.
Una lunga e dolorosissima esperienza fatta di solitudine, buio, silenzio, psicofarmaci dagli effetti collaterali devastanti, ricoveri.
Nell’arco di questo lungo periodo la mia condizione è sicuramente migliorata, nonostante questo, però, ancora oggi, i periodi di crisi si ripresentano, talvolta anche di forte intensità.
Ritengo sia importante che chi abbia una storia alle spalle come la mia, condivida la propria esperienza, anche se drammatica, per fornire un piccolo segnale di speranza e comprensione a chi si trova, direttamente o indirettamente, alla prese con disturbi depressivi.
Quindi, con l’intenzione di portare un po’ di luce e di speranza nella vita di chi è depresso, provo a descrivere cosa ho imparato durante questi lunghi anni sulla malattia mentale.
Spesso, i disturbi depressivi rendono le persone nervose e impazienti. Queste reazioni sono comprensibili per chi convive con questo problema per mesi, o più spesso, per anni; quando ci si sente un pochino meglio si è ansiosi di recuperare tutto ciò che non si è riusciti a fare quando si stava male.
Tutta questa carica e improvvisa voglia di fare, può far sentire la persona sopraffatta, stanca al solo pensiero di impegnarsi in tutte quelle cose.
Il mio consiglio è di avere pazienza, di fare un passo alla volta, concentrandosi sulle piccole cose. La fase di recupero dai disturbi depressivi è un percorso molto lungo in cui, di tanto in tanto, si presentano molti ostacoli lungo il cammino e per questo è importante non pretendere troppo da se stessi. Bisogna sempre ricordarsi da dove si è partiti e vivere i momenti belli, in cui ci sente bene, con serenità e gratitudine.
È necessario mantenere delle aspettative realistiche, non si può pretendere di guarire da una depressione che dura da anni, in pochi mesi.
Mi rendo conto, avendolo vissuto in prima persona, quanto sia lunga e impegnativa la strada per avere dei miglioramenti; l’unica cosa che mi sento di dire è di avere pazienza e i progressi si vedranno col tempo.
Questo è un aspetto molto duro da affrontare, me ne rendo perfettamente conto.
Quando, dopo un periodo di relativa stabilità, si ricade nell’oblio, si prova la sensazione di essere tornati al punto di partenza, stanchi e sfiduciati.
Ma questo non è vero; perché anche se, dopo tanto tempo e tanti sforzi, si ripresentano dei pensieri suicidari oppure si viene colpiti da una forte crisi, questo non annulla tutto il lavoro e il grande impegno che abbiamo messo per far fronte alla malattia.
Di conseguenza è importante sapere che nessun nuovo attacco depressivo potrà annullare tutte le competenze, le tecniche e gli strumenti appresi durante il periodo di recupero.
Quando rifletto su tutti quegli anni di profondo dolore, provo una forte sensazione di ingiustizia.
La rabbia mi assale mentre ricordo come questa malattia abbia fatto in modo che per molto tempo subissi la vita, durante la fase acuta era una vera e propria lotta per la sopravvivenza. Ancora oggi, di tanto in tanto, mi capita di percepire quella rabbia che sale dentro di me. A questo proposito, il mio consiglio è quello di accettare il fatto d essere arrabbiati e nervosi. Questi sono traumi reali, non frutto della nostra immaginazione, bisogna viverli, non cercare di annullarli. Se si sente la necessità di isolarsi e piangere è giusto farlo.
E’ importante riconoscere il proprio dolore, attraversarlo, viverlo, non far finta che non esista. Entrare a contatto con la rabbia e con il disagio rappresenta un passo importante per imparare a conoscere e a gestire i disturbi depressivi.