Dal mio punto di vista, come mamma e come operatrice, affermo spesso che è molto importante comprendere quanto le emozioni represse negli adulti influiscano negativamente sulla relazione genitori-figli, specie durante la prima infanzia, quella che va dagli 0 ai 7 anni che viene definita le fase egocentrica del bambino.
In questa fase un bambino ha un bisogno estremo di sentirsi accolto, ascoltato ed amato totalmente, perché è durante questo periodo della vita che l’essere umano getta le basi per il suo carattere, la sua autostima e crea il bagaglio interiore con cui, poi, affronterà il resto della propria vita.
Ecco perché quando decidiamo di mettere al mondo un figlio è necessario che lo facciamo con consapevolezza, sapendo che avremo tra le mani un uomo o una donna in divenire che, tra l’altro, ci farà da specchio quotidianamente, mostrandoci TUTTO CIO’ CHE DI NOI RIFIUTIAMO, giudichiamo negativamente e reprimiamo.
Molte delle emozioni che l’essere umano prova sono innate, sono naturali, e sono state, specialmente in passato, di grande aiuto per la sopravvivenza della nostra specie. Pensiamo alla paura che ci mette in allarme e ci fa stare all’erta quando c’è un REALE pericolo e quindi ci può togliere dai guai, quando non è immaginaria o alla rabbia che può essere la fonte della nostra determinazione, la forza per far valere i nostri diritti e di far sentire la nostra voce, affermando la nostra esistenza o ancora alla tristezza che è naturale quando perdiamo qualcosa alla quale eravamo molto legati e ne sentiamo la mancanza.
Come diciamo spesso durante il corso I.S.P. il vero problema non sono le nostre emozioni ma il fatto che, sin da bambini, non abbiamo potuto esprimerle liberamente e la loro repressione, con gli anni, è diventata la fonte del nostro malessere.
Il fatto di reprimere le nostre emozioni sin dall’infanzia ha creato, dentro di noi, una sorta di corazza grazie alla quale teniamo lontane le emozioni represse e le situazioni che ce le farebbero anche solo ricordare.
Da bambini abbiamo tutti un estremo bisogno di approvazione da parte degli adulti che ci guidano (i genitori innanzitutto, le maestre, gli insegnanti) ecco che quando, involontariamente ed inconsapevolmente, queste figure non ci hanno permesso di esprimere le nostre emozioni accogliendoci anche quando non eravamo facili da gestire (“non devi avere paura, è da fifoni” “quando ti arrabbi sei brutto e cattivo” “non piangere sennò la mamma, o il papà o la maestra sta male”) hanno fatto sì che dentro di noi si creasse la seguente equazione: “la mamma (il papà, la maestra…) non mi amano quando provo rabbia (paura, tristezza…). Siccome la rabbia (la paura e la tristezza o altre emozioni) sono cattive, negative e non mi rendono amabile, devo reprimerle e respingerle così gli mi ameranno di più”.
Questo purtroppo getta le basi anche per una scarsa autostima, per un disamore verso se stessi.
Tutti gli esseri umani, sin da bambini, provano una gamma di emozioni che vanno dalla gioia alla tristezza, dalla rabbia, la paura, l’odio e il rancore fino all’amore. La differenza è che i bambini esprimono queste emozioni molto bene e molto chiaramente, senza possibilità di non accorgersene!
La stragrande maggioranza di noi adulti invece ha dentro di se del “materiale represso”, come viene detto al corso I.S.P. Ha imparato un meccanismo di auto repressione che non gli permette di essere consapevole delle proprie emozioni represse e dei propri blocchi: i sensi di colpa, la vergogna, tristezza che non ha mai potuto esprimere ecc.
Ecco che quando nostro figlio di 5 anni, ad esempio, sta davanti a noi con la sua legittima rabbia perché gli hanno rubato il giocattolo (lo strumento grazie al quale egli impara l’autonomia) se noi per primi non siamo in pace con la nostra rabbia, è tutta la vita che la reprimiamo e la giudichiamo negativamente non SAREMO MAI IN GRADO di aiutare nostro figlio a gestirsi la sua. Chi reprime la rabbia sfugge dalla rabbia, non sopporta di avere davanti a se persone rabbiose, neanche il proprio figlio. Se non facciamo pace con la nostra emozione perpetreremo ciò che è stato fatto con coi quando eravamo bambini: faremo sì che nostro figlio diventi un ingoiatore di rospi che, da adulto, avrà degli scatti d’ira incontrollati quando meno se lo aspetta. ESATTAMENTE COME NOI.
Lo stesso discorso si può applicare a qualsiasi altra emozione.
Ho pensato quindi di mettere a disposizione dei lettori di Aspeera e dei genitori una serie di articoli in cui illustro gli effetti negativi sui propri figli e nella relazione genitori-figli di ogni singola emozione repressa.
Negli ultimi tempi, essendo diventata mamma da 28 mesi, mi sono imbattuta spesso in libri molto validi che forniscono degli strumenti validissimi su come creare una relazione, con i propri figli, il più possibile serena ed armoniosa, ma mancano secondo me degli strumenti efficaci che permettano ai genitori di PRENDERSI CURA DI SE, delle proprie emozioni, della propria interiorità, del rapporto di coppia. Questa è l’unica vera via da percorrere se si vuole crescere dei figli sereni, sicuri di se, autonomi e che un giorno ci diranno GRAZIE per le cose buone che avranno ricevuto da noi.
Ciascuno di noi ha dentro di se un bambino ferito, un adolescente, ragazzo e poi adulto con determinate esperienze di vita e con degli occhiali attraverso i quali giudica la realtà. Se non impariamo a prenderci cura di noi stessi colmando le nostre lacune emotive non potremmo mai (o lo possiamo fare ma con estrema difficoltà) prenderci cura amorevolmente ed in modo EFFICACE dei nostri figli.
“Conosci te stesso” diceva Socrate ed ama te stesso, aggiungo io, se vuoi conoscere ed amare i tuoi figli e gli altri per ciò che sono.
Partirò dunque dal presupposto che, secondo quanto affermava Gesù Cristo, chi cerca perennemente la pagliuzza nell’occhio dell’altro non si accorge della trave che ha nel suo, quindi se noi non sopportiamo, nostro figlio quando ha paura o quando è triste o arrabbiato è molto probabile che dobbiamo andare a rivedere come stanno le nostre emozioni, la nostra rabbia, la nostra paura o la nostra tristezza.
La scuola e l’associazione presso le quali io mi sono formata e continuo a farlo forniscono, a tal fine, uno strumento infallibile per questo: la respirazione consapevole terapeutica, ed un seminario di 3 giorni (seminar I.S.P.) durante il quale apprendere come far pace con le proprie emozioni, con la propria storia e, di conseguenza, con il mondo intero!