"Quando arrivi a un bivio, imboccalo"
Jorge Luis Borges
Quale miglior soluzione ad un problema, se non quella di affrontarlo?
Per poter applicare le tecniche di problem solving, bisogna innanzitutto identificare il problema: da programmatore, un problema è qualcosa che si intromette tra lo stato delle cose attuale e lo stato di cose desiderato. Sempre da programmatore, la soluzione al problema si chiama Algoritmo, ed è una sequenza finita di passi che mi permette di passare dal primo al secondo stato. Il fatto che la sequenza di passi sia finita, mi fa ben sperare quando incontro un problema, perché la prima cosa di cui ci si deve rendere conto è se è fattibile.
Ricordo di aver studiato la definizione di un problema in ambito di sviluppo del software, fortunatamente questa si può estendere in modo che sia facilmente comprensibile (in grassetto lo schema delle domande da porsi per identificare il problema):
Il problema di - stato di cose percepito - Dondolandomi sulla sedia mi rovescio il caffè sulla camicia
Influenza - soggetti interessati e attività - Me, i colleghi e il nostro lavoro
Ha come conseguenza - impatto sui soggetti interessati e sulle attività - L’ambiente di lavoro è più nervoso, la qualità del lavoro ne risente.
Soluzione - stato di cose desiderato - La camicia rimane pulita perché non ci rovescio il caffè dondolandomi con la sedia
Comporta i seguenti benefici - lista benefici - L’intero gruppo è più gioioso e l’ambiente più rilassato.
"If the intention is not appropriate, this is a mistake.
If the action is not what was intended, this is a slip."
Don Norman
I mistake - errori - si verificano quando l’intenzione è sbagliata, quindi per accendere la luce, non uso l’interruttore ma apro la porta. Aprire la porta è l’azione sbagliata, quindi l’intenzione che c’è nell’aprire la porta ha un risultato diverso da quello di accendere la luce, come un po’ tutti si aspettano.
Gli slip - lapsus - invece si verificano quando l’azione che si compie è diversa dall’azione che si aveva in mente, quando un genitore chiama un figlio con il nome dell’altro, non lo fa di certo perché confonde i due figli, ma semplicemente per distrazione.
Gli errori di concetto sono importanti perché sono quelli con il massimo margine di miglioramento: risolvendo questi, difatti, si va all’origine del problema e si capisce cosa effettivamente ha fatto andare storto le cose.
Gli errori legati alla distrazione sono poco gravi e possono portare a fraintendimenti, però sono facilmente risolvibili con qualche esercizio di presenza mentale e mindfulness.
Attitudine al problem solving significa …
L’attitudine al problem solving è prima di tutto una condizione mentale: pensare che un problema non si possa risolvere, probabilmente farà in modo di non riuscire a vedere la strada che porta a risolvere quel problema. Perché la strada c’è sempre, più o meno tortuosa, più o meno ripida.
Quando mi trovo di fronte ad un problema, ciò che ho in mente è l’obiettivo finale, senza pensare troppo al come o a quali difficoltà dovrò affrontare.
Un bel respiro …
Attitudine al problem solving significa imparare, non senza ENORMI sforzi, ad affrontare proprio ciò che viene più difficile.
Attitudine al problem solving significa superare di slancio un ostacolo quando lo trovi davanti oppure abbatterlo con un po’ di sana prepotenza 🙂
Attitudine al problem solving significa capire che le giustificazioni sono inutili e non portano verso il risultato.
Pianificare i prossimi passi.
La visione d’insieme è fondamentale, avere tutto sotto controllo e sapere sempre quale sarà il prossimo passo, come lo scacchista esperto riesce a prevedere le prossime mosse, sia sue che dell’avversario.
Allo stesso modo, quando mi trovo davanti al problema utilizzo l’approccio "divide et impera", suddivido quindi il problema in sotto problemi, e a loro volta in altri sotto problemi, in questo modo mi trovo spesso ad aver già risolto molti di questi, anche questa tecnica l’ho presa in prestito dalla programmazione.
Ogni problema ha molti approcci e tanti modi per poter essere risolto, se la prima cosa che mi viene in mente non cambia lo stato delle cose, continuo seguendo altre strade.
Creatività, Lateral Thinking, Brainstorming, Focus Group, Metafore …
Tutti strumenti di problem solving, frecce nella faretra di chi è abituato a risolvere problemi.
Ma di questo parleremo in un altro momento.
"Queste regole sono semplicissime, le capirebbe un bambino di quattro anni, Chico, vammi a trovare un bambino di 4 anni, perché io non ci capisco niente!"
Groucho Marx
La lampadina che si accende,
La luce che vince sull’oscurità,
La nebbia che si dipana,
Tutto torna, tutto è chiaro.
Non importa quale sia la strada, quanto è stata dura, quanto tempo ci è voluto. L’aspetto più importante dell’aver risolto il problema è proprio il fatto di essere giunti alla soluzione.
Specie quando si lavora in team, è fondamentale archiviare la soluzione descrivendone i singoli passi, in modo che quando un altro problema (più o meno simile, vedi "divide et impera") si ripresenta, non serve ripercorrere tutte le fasi e creare un nuovo algoritmo: spesso una soluzione può essere usata in altro ambito.
Una volta trovata la soluzione è importante, festeggiare, celebrare e gioire!
Già perché l’entusiasmo è contagioso e i successi meritano una ricompensa: dare un 5 ad un collega, un’esultanza liberatoria (senza togliersi la maglietta come fanno i calciatori), concedersi uno sfizio, insomma: premiarsi!
Quali sono le tue vittorie personali?
I problemi che hai risolto e di cui sei fiero?
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