Comunicare con la musica è nella nostra natura
Oltre a essere l’unica specie a ridere, probabilmente siamo anche i soli a cantare per divertimento, nel senso che altri animali usano la vocalità, ma per difesa del territorio o per attrarre un partner sessuale.
Gli etnomusicologi hanno rilevato che non esistono popoli sulla terra che non abbiano una forma di canto, anche in riferimento a quelli del passato.
La musica ha svolto nella storia varie funzioni, anche quella di un forte collante sociale, a partire probabilmente, come alcuni ricercatori sostengono, dal primo rapporto che si instaura, quello tra la madre e il neonato attraverso il canto delle ninnananna.
Vari esperimenti dimostrano che i bambini ascoltano più attentamente il canto della mamma, piuttosto che le sue parole, quindi l’aspetto musicale di intonazione ed emozione. Secondo alcuni studi, il canto della mamma nei neonati ha la funzione di regolatore dell’umore: si è osservato, analizzando la saliva dei bambini, che c’è una diminuzione dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress.
Questo fa pensare che la musica favorisca il benessere globale del bambino, facilitando il sonno, l’allattamento e l’apprendimento, senza trascurare i vantaggi per la madre, dato che cantare ad alta voce è rilassante e, considerato che il neonato non capisce le parole ed è affascinato dalla musica, alcune ninnananne posso contribuire allo sfogo genitoriale: in Toscana cantano la "Ninnananna della malcontenta" dove i versi dicono "il babbo gode e la mamma stenta".
C’è un altro linguaggio, spontaneo e carico di emozione, al quale i bambini rispondono positivamente che si definisce "mammese", una cantilena fatta di ripetizioni e toni acuti. Questa forma di comunicazione attira l’attenzione dei piccoli anche quando non viene pronunciata dai genitori, ma da altri; esiste in tutte le culture ed è facilmente riconoscibile.
È stato osservato che anche figli udenti di una coppia di sordomuti sono sensibili dopo pochi giorni al mammese parlato, come i figli di persone udenti.
Questo è un dato che conferma la predisposizione biologica dell’essere umano a comunicare le proprie emozioni attraverso una certa musica, indipendentemente dalla propria acculturazione.
A conferma di questa musicalità innata ci sono osservazioni in cui bambini di pochi mesi sono già in grado di riconoscere, attraverso segnali di apprezzamento o fastidio, le melodie intonate da quelle in cui ci sono delle stonature, proprio come i grandi.
Su queste basi le neuroscienze stanno investigando sul rapporto diretto tra musica e linguaggio, un altra facoltà tipicamente umana, per poter risolvere le relative problematiche.
La musica è un fenomeno artistico, complesso, magico e i suoi effetti non sono sempre misurabili con parametri scientifici. Gli studi realizzati dai ricercatori confermano che la musica è fondamentalmente un regalo della natura, non un prodotto della cultura e ci accomuna come esseri umani indipendentemente dalle nostre storie personali.
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