Che l'attuale ondata di terrorismo, legata in particolare all’ISIS, che sta coinvolgendo l'Europa sia un problema reale col quale dobbiamo confrontarci in questo inizio di 2015, non c'è alcun dubbio.
Che l’ISIS sia un fenomeno che abbia ripercussioni molto forti sulla nostra emotività è una cosa innegabile: se da un lato possiamo provare emozioni circoscrivibili e definite come disprezzo,rifiuto o compassione per le vittime, dall'altro però il fenomeno del terrorismo apre la nostra sfera emotiva anche a sensazioni che possono avere prospettive non delimitabili e, soprattutto, fuori controllo, quali paura e panico.
Fattori come l'imprevedibilità delle azioni terroristiche, la casualità delle vittime scelte e la ferocia delle operazioni, oltre a minare quel bisogno di sicurezza e protezione della propria persona assolutamente insito in ognuno di noi, creano un pericolosissimo scenario di paranoia, paura e ansia costante col quale l'individuo deve convivere.
Le recentissime minacce rivolte dai terroristi dell'ISIS al nostro Paese ha ulteriormente posto un “mirino virtuale” nelle nostre coscienze, facendoci vivere in una percezione di noi stessi come possibili bersagli.
Non serve ovviamente un luminare per capire come questo “fenomeno” dell’ISIS rappresenti un fortissimo fattore di ansia e di possibili stati di panico per il nostro vivere quotidiano.
La conferma della gravità della situazione ci arriva anche da alcune dichiarazioni di Paola Vinciguerra, psicologa, psicoterapeuta, presidente dell’Associazione europea disturbi da attacchi di panico (Eurodap):
“La paura può scatenare sintomi di depressione, ansia, panico e può far mettere in atto comportamenti di difesa che tenderanno a farci sentire protetti evitando le situazioni di aggregamento e di trasporto. La gente rischia di bloccarsi in casa o in circuiti ristretti dove avrà la sensazione di essere protetta. Tutto ciò potrà incidere negativamente sia sulla vita personale dell'individuo ma molto anche sull'organizzazione sociale.”
Anche reagire e modificare il proprio stile di vita è complesso, non potendo prevedere ed anticipare le dinamiche di questi atti di violenza:
“Gli attacchi terroristici dell’ISIS ci minano nella nostra ricerca di stabilità, di certezze con le quali cerchiamo di placare le nostre ansie”-continua la Vinciguerra-“si tende quindi a fare programmi sempre più contenuti, sperando che la brevità delle esposizioni riduca il potenziale pericolo.”
Il rischio è che l'individualizzazione di queste sensazioni di angoscia, ansia e panico, diventi troppo ampia ma soprattutto collettiva e sfoci anche in fenomeni irrazionali di xenofobia o razzismo, verso anche chi con l’ISIS non c’entra nulla.
E' quindi importante che singolarmente si operi su noi stessi, per saper convivere e dominare le emozioni che sviluppiamo attraverso l'informazione dei media.
1 Comment
Sono eventi sui quali poco o nulla possiamno incidere, possiamo difendere i nostri valori, promuovere la pace e la positività quando abbiamo l’occasione di farlo ma non possiamo eliminare attentati o azioni criminali di grandi o piccole organizzazioni. Possiamo tuttavia assumerci la respons-abilità di ciò che proviamo, delle nostre emozioni davanti alle circostanze e facendolo, quelle circostanze riducono la loro presenza nel nostro mondo , dando vita e spazio ad un mondo più desiderabile, positivo, felice, gioioso e prospero. Dando vita ad una realtà completamente opposta. Poco o nulla possiamo fare su quelle cose ma tanto o tutto possiamo fare su noi stessi e su ciò che proviamo. Dipende da noi. Come scrisse Richard Bach ” la dove poserai lo sguardo , li volerai.” Io credo che migliorare noi stessi è già migliorare un po’ il mondo.