Siamo abituati a vedere le cose della vita in modo dualistico, ed è questa dualità, secondo le culture Zen e orientali è la causa della sofferenza psicoemotiva. Nei confronti della realtà proviamo un sentimento di rifiuto o di attaccamento, ma sbagliamo poiché non c’è niente di negativo se non quello che arbitrariamente (magari a causa di un distorto modo di vedere le cose) giudichiamo come tale.
È la nostra reazione e il nostro atteggiamento a determinare la sofferenza che proviamo.
Il guaio è che, molto spesso, affrontiamo in modo sbagliato anche questa sofferenza: la crediamo inutile, la vogliamo eliminare, non vogliamo sentirla e perciò la reprimiamo, sediamo, addormentiamo, limitando così anche la creatività e la sensibilità.
"Come faccio a sapere quando sto sbagliando?" chiede un discepolo al padre gesuita A. De Mello
"Se soffri stai sbagliando", risponde il sacerdote.
Soffrire è la cosa più umana che c'è ma anche la meno saggia. La vita infatti non contempla le nostre illusioni, aspettative, ci costringe anzi verso la verità.
La sofferenza ci risveglia, stimola la presenza nel qui ed ora, stimola interrogativi e nasce da una interpretazione limitata della realtà. Come dice anche un antico proverbio friulano: “Non c'è un male che non sia anche un bene”
Quello che è difficile da comprendere è che a volte la sofferenza può essere una benedizione poiché ci risveglia dal torpore e ci fa capire che qualcosa non va.
Per superare la sofferenza è fondamentale INTEGRARLA. Spesso può essere necessario l'aiuto di qualcuno che ci insegni ad integrare ciò che non riusciamo ad accettare e comprendere, e che ci aiuti ad attraversare la sofferenza.
Gurdjieff dice: "Col passare dei mesi e degli anni si realizza finalmente che la nostra più grande sofferenza è, ironicamente, quella non necessaria" .
Cambiare dove si può e arrendersi con benevolenza dove non si può cambiare è un'arte che richiede fede, fiducia, amore e saggezza. Fiducia del fatto che, anche se ancora non l'ho riconosciuto, il dono c'è. Amore e compas¬sione verso la nostra parte emotiva che soffre. Saggezza nel cogliere l'armonia, l'equilibrio presente in tutte le cose sviluppando gratitudine per tutto ciò che c'è.
"La sofferenza ci è stata data perché possiamo così trasformarla e crescere. E' necessario accettare la sofferenza come princi¬pio generatore di vita e non come se fosse un ostacolo ".
Più forte è la sofferenza, più ci si interroga, ma ricordiamo che ci sono delle risposte e che la qualità della nostra vita dipende spesso dalle domande che ci facciamo.
Non è facile, ma si può imparare come abbracciare la sofferenza, facendosi toccare ma non consumare da essa. Apprendere strumenti, pratiche e conoscenze integrative mi aiuta e mi ha aiutato ad accettarmi e ad aiutare altri nell'impegnativo sentiero del fare pace e comprendere la sofferenza.
Sono sicuro che aiuterà anche voi
Ci sentiamo presto