Il rancore e la collera non sono mai senza una ragione, ma difficilmente ne hanno una buona.
B. Franklin
Quando proiettiamo all'esterno la colpa e la vergogna ed usiamo in maniera distorta il sentimento dell'odio, creiamo rancore e risentimento.
Quando veniamo feriti profondamente da chi amiamo, o riguardo a qualcosa che amiamo proviamo un forte dolore ed un intenso desiderio/energia di eliminarne la fonte.
Tutto ciò è molto umano. E' uno schema di sopravvivenza della specie che può risultare utile a difenderci, a far valere i nostri diritti a far conoscere agli altri in che modo ci feriscono, a scaricare, e lo sappiamo fare senza danni, tutta questa energia che è stata attivata. Spesso il dolore è tanto più forte quando viene inferto, consapevolmente o meno, da qualcuno che amiamo. Quindi, inevitabilmente, finiamo con odiare specialmente coloro che amiamo di più. Anni e anni di rigida educazione, ci hanno però insegnato che non va bene e quindi, spesso, non ci permettiamo di chiarirci o confrontarci subito con chi crediamo ci abbia ferito.
A volte ci colpevolizziamo perfino per il fatto di essere arrabbiati e pieni di odio. Ma dobbiamo anche metterci bene in testa una cosa: Non ha senso punire un sentimento.
Se compite azioni distruttive in preda all'odio è una cosa, se siete feriti e arrabbiati e lo esprimete costruttivamente è tutt'altra.
Se invece reprimiamo i nostri sentimenti, li neghiamo o li occultiamo dentro di noi cresce il desiderio di vendetta, il rancore e risentimento, i quali avvelenano chi li coltiva e non chi li causa. Questi “virus” chiudono il cuore all'amore e all'amicizia, creano distanza, ripicche, screzi, intossicano il fegato ed il sangue.
La mente che non perdona vede sé stessa come innocente e gli altri come colpevoli, prospera nel conflitto e nel voler avere ragione, è confusa, arrabbiata e piena di timori. Attribuisce agli altri l'enorme potere di renderci infelici o felici, crea aspettative e inventa delusioni, crea il presupposto al vittimismo e alle faide. Il perdono diventa allora un processo dì liberazione da ciò che pensiamo ci abbiano fatto le altre persone o che noi pensiamo di aver fatto a loro.
Un'opportunità di chiarimento, di apprendimento per il futuro, di miglioramento nella sincerità dei rapporti. Imparare a dire "Ti amo, ma ciò che mi hai detto o fatto mi ha fatto molto male e ti ho odia¬to per questo e voglio condividerlo con te per evitare che possa riaccadere, per favore".
Scrivere i nostri tormenti, rilassarci e lasciar fluire, aiuta a "guarire" e ci vuole a volte un po' di tempo e di pazienza. Quindi, scrivete, scrivete e lasciatevi andare..
Ricordate: il rancore avvelena chi lo prova, non chi lo provoca
Ci sentiamo presto...
1 Comment
Grazie! 🙂 E’ stato come un buffetto in testa leggere queste parole.