La paura della perdita, della povertà, della mancanza, della morte, del vuoto, dell'annullamento dell'Io, sono legate alla paura della sofferenza e alla paura dell'ignoto.
Spesso la paura della perdita è radicata a livello inconscio e si manifesta in convinzioni, abitudini, comportamenti di difesa e di evitamento, meccanismi di controllo interni ed esterni, fantasie, distorsioni della realtà, pessimismo, tensione e contrazione sul piano fisiologico, chiusura di cuore, difficoltà a coltivare fiducia, fede, capacità di abbandono.
Su un piano psico-biologico, la paura della perdita ovvero di perdere ciò che si ha - o di restare senza ciò che ci è necessario per la sopravvivenza -, è uno schema innato alla nostra natura istintuale, sia sul piano dei bisogni primari autoconservativi, che sul piano della difesa dell'ambiente familiare e sonale (branco).
Sul piano emozionale ci porta a prenderci cura ed essere prudenti e previdenti verso ciò che amiamo o ciò che ci procura piacere, anche se questo a volte procura ansia, preoccupazione, iperprotettivita. Sul piano del calcolo e del ragionamento, se non diventa ossessiva e paranoica o viene contaminata dall'avidità e dalla cupidigia, ha la sua funzione di creare un'attenzione, una volontà, una tensione, operativa mirante ad obiettivi di sicurezza economica, di prosperità ed abbondanza. Rendendoci accorti nello spendere, saggi nel risparmiare, realistici nel valutare le necessità che possono garantirà di vivere oltre che sopravvivere, con più tranquillità e qualità, e più a lungo.
E' importante però che la paura della perdita venga adeguatamente bilanciata da una coraggiosa intraprendenza basata sul rischio calcolato, un orientamento fidudoso in sé, negli altri e nella vita; un risveglio della sensibilità sensoriale ed intuitiva, un'attitudine positiva, amorevole ed ecologica.
Quest'insicurezza è radicata nel profondo dell'inconscio collettivo, causata dalla perdita di coscienza della nostra essenza.
Spesso la paura della perdita è fortemente condizionata da aspetti perinatali (gravidanza, travaglio, parto, post-partum), legati alla paura del dissolvimento dell'Io (tipica di molte psicosi e disturbi della personalità) della pazzia e della fine della vita terrena, vista come una fine di tutto e non come passaggio naturale del ciclo evolutivo dell'essere. Anche lo svezzamento, le privazioni e le perdite reati della nostra storia personale, specialmente quella infantile - in cui avevamo meno abilità d'integrazione, meno comprensione, meno pazienza, e che quindi non abbiamo elaborato, pacificato o perdonato -, possono essere all'origine di questo tipo di paure, come lo sono i modelli familiari, culturali, morali e l'identificazione del sé con aspetti esteriori, mondani, di immagine e di potere.
È importante prendere consapevolezza di sè e delle proprie paure, capirle a fondo per cominciare ad affrontarle. Le conferenze, la letteratura sul tema, i corsi e l'aiuto di un rofessionista ci possono accompagnare, aiutare ed insegnare come affrontarle.
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