Riuscire ad incontrare il vuoto e la mancanza, rimanendo sereni e rilassati a polmoni vuoti per alcuni secondi è una conquista che va fatta gradualmente, soprattutto dalle persone ansiose.
La paura del vuoto è legata alla paura della povertà, della mancanza, dell’abbandono, dell’ignoto e del buio. È una fase in cui si possono incontrare molte delle nostre paure illusorie e condizionate. Bisogna perciò allenarsi ad osservarle e imparare a lasciarsi andare, a non farsi suggestionare da fantasmi psichici.
Il vuoto ci insegna a connettersi con la nostra interiorità in un viaggio di scoperta, fiducia, e curiosità attraverso il nostro mondo interiore.
Nel vuoto si ha la possibilità di superare la percezione del corpo, dell’ego e della nostra ordinaria limitazione spazio temporale.
Sul piano organico la pausa a polmoni vuoti facilita l’espulsione massima delle tossine e aumenta il desiderio e la necessità di ossigeno, stimolando naturalmente un aumento della fase inspiratoria successiva.
La pausa a polmoni vuoti porta anche ad un espansione della massa celebrale e favorisce, sul piano psichico, la percezione sottile, la visione, la funzioni dell’emisfero destro del cervello.
Si può affermare che gran parte dell’umanità ha i nervi a pezzi per la mancanza del silenzio per la superattività del corpo e del pensiero.
Sembra che in questa fase della sua evoluzione l’uomo debba sempre riempire il vuoto e gli spazi di silenzio impulsivamente. Le parole, anche quando ripetute mentalmente consumano un certo quantitativo di energia, il respiro viene quindi ostacolato nel suo ritmo naturale e il troppo parlare innervosisce gli ansiosi che hanno spesso un dialogo interno continuo e ossessivo.
Il silenzio ci porta ad ascoltare qualcosa di più profondo che è all’interno.